Voglio diventare una... Web Designer

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  • 2023-04-18 - 6 minuti
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Sono Michela e sono una grafica e web designer freelance. Nata a metà degli anni ‘80, fin da piccola ho avuto accesso a computer e internet, quando ancora costava quanto una telefonata interurbana!

La programmazione e il disegno mi hanno sempre affascinato. A 12 anni, volendo imparare da sola un linguaggio semplice, acquistai il libro “HTML for dummies” e realizzai il primo sito web. Ho sperimentato presto la grafica digitale con risultati discutibili, finché non ho scoperto il vettoriale, con cui riuscivo a esprimermi al massimo pur utilizzando semplicemente il mouse.

Dal 2011 sono ideatrice, fondatrice e tuttofare di MeCreativa.

In cosa consiste il ruolo di Web Designer?

Il web designer si occupa della realizzazione di siti web, utilizzando contenuti testuali, immagini e media, curando la semplicità d’uso e la compatibilità con i vari dispositivi allo scopo di ottimizzare la User Experience e rendere quindi un sito facile e piacevole da navigare.

Serve un equilibrio tra competenze tecniche, grafiche e comunicative: a linguaggi di programmazione quali HTML, PHP, JavaScript si affianca la cura per l’aspetto estetico del sito e l’attenzione a una comunicazione efficace con l’utente.

Sono specializzata in CMS, soprattutto Wordpress e Prestashop, le cui aree backend sono particolarmente intuitive, permettendo al proprietario del sito di essere autonomo nella gestione ordinaria, aspetto per me fondamentale.

Ho scelto di essere autonoma e lavorare da sola, ma nella realizzazione dei siti spesso collaboro con altre figure come copywriter, esperti di marketing, fotografi e programmatori.

Qual è la soft skill più importante che deve possedere una Web Designer?

Premesso che creatività, capacità d’ascolto, gestione del tempo e pazienza servono sicuramente, credo che quella fondamentale sia la capacità comunicativa.

Saper comunicare in modo efficace consente di creare siti che trasmettono qualcosa agli utenti. Ed è importante saper spiegare in modo appropriato al cliente, che spesso non ha competenze tecniche, tutti i passaggi e le scelte che vengono fatte, così che sia parte del progetto e non solo il committente.

Quanto l’accessibilità di un sito è parte integrante di questo lavoro?

L’accessibilità è fondamentale, specie ora che internet è alla portata di tutti. Spesso ci si sofferma principalmente sulla velocità di un sito e sull’adattabilità ai vari supporti: desktop, tablet, smartphone.

In realtà ci sono una serie di accorgimenti da seguire in fase di progettazione: scelta di colori, struttura, posizioni di elementi chiave, testi alternativi per le immagini che rendono il sito fruibile a più utenti possibili, senza creare “barriere architettoniche” digitali.

Dipende poi anche dalla tipologia di sito: un sito informativo/istituzionale di un’associazione o una scuola deve garantire l’accessibilità a tutti. Un e-commerce più fruibile può avere un tasso di conversione più alto. Un privato che vuole pubblicare un suo progetto personale, potrebbe avere meno vincoli.

Ci sono tantissimi tool gratuiti online che aiutano nell’analisi dell’accessibilità del sito, controllando link, testi alternativi, contrasto dei colori ecc insomma non ci sono scuse!

La maggior parte di noi utilizza i social per parlare dei propri successi, ma la realtà è che siamo quel che siamo grazie al 90% dei nostri errori. Racconta il tuo più grande fallimento da quando lavori nel settore, che però ti ha reso ciò che sei.

“Chi non fa non sbaglia mai”: si fanno costantemente errori, che ripensandoci tempo dopo avremmo sicuramente evitato.

Non ho un vero fallimento da raccontare ma di sicuro per me è stato un grande errore da non ripetere la gestione della realizzazione del mio primo e-commerce: ero a inizio carriera, preparata sulla teoria ma senza esperienza pratica e non l’ho adeguatamente comunicato al cliente.

Il sito è venuto abbastanza bene e nel tempo è stato migliorato, ma l’iniziale mancanza di esperienza e preparazione mi ha messo in una posizione di svantaggio. Non riuscivo a guidare il lavoro e mi sono limitata a eseguire le richieste. La percezione di tale insicurezza e vendite inferiori alle attese hanno portato a una perdita di credibilità e il cliente per un certo periodo ha preferito cercare soluzioni presso altri professionisti, prima di tornare. Avevo accettato il lavoro perché volevo fare pratica con gli e-commerce, ma a parte quello ho imparato tanto su come gestire progetti e clienti.

Come fare per diventare una Web Designer?

Ci sono tantissimi corsi, online o in presenza, di poche ore o mesi. C’è l’imbarazzo della scelta forse perché negli anni l’attività del web designer è diventata un po’ il piano B di tutti, chiunque ha o conosce qualcuno che ha un “cugino che fa siti”.

Io sono autodidatta ed ho cominciato quando i siti erano tecnicamente più semplici, la mia formazione è stata graduale e ha seguito le evoluzioni del web. Non saprei dire quale sia la strada migliore per chi vuole iniziare oggi, di sicuro direi di diffidare di corsi che promettono tanto in poco tempo.

Occorre un mix di varie competenze che possono essere acquisite separatamente. Di sicuro imparare Python, PHP e JavaScript, non solo HTML e CSS. Dal lato grafico è importante una certa padronanza di software di elaborazioni di immagini per tagliarle e comprimerle in modo adeguato, ma soprattutto di software vettoriali per lavorare con immagini svg, che performano meglio in scalabilità e velocità di caricamento, oltre a essere modificabili e animabili tramite CSS.

Quali sono i progetti di cui vai più orgogliosa?

I lavori di cui vado più orgogliosa sono solitamente i progetti che partono da zero, in cui ho la possibilità di curare brand identity e sito in modo coeso e senza vincoli preesistenti. In quei casi ho più libertà di espressione e si crea anche un rapporto più stretto col cliente, mi sento parte integrante della nuova attività.

Di recente ho collaborato con Andrea Carratta e André Santacroce alla realizzazione di CloudNinja, un progetto di professionisti verticali nel settore delle tecnologie #cloud.

L’idea alla base mi è piaciuta subito ed è stato divertente coinvolgere dei puristi del backend nella scelta di colori ed elementi grafici per il logo. Allo stesso tempo mi sono sentita molto sotto pressione sul lato tecnico durante la realizzazione del sito che, visto il committente, doveva essere super performante.

Conosci il tema gender gap in ambito STEM? Se sì, come fare per superarlo?

Da ragazzina volevo studiare Informatica all’Istituto Tecnico della mia città, ho rinunciato a priori perché era una scuola dove non andavano le ragazze. Crescendo mi sono resa conto di quanto fosse sbagliata l’ideologia.

Ho due figli, un maschio e una femmina, a partire dai giochi non ho mai creato distinzioni di genere, perché sono convinta che alla base del gender gap ci sia anche un errore nelle famiglie e nella scuola, che alle volte trasmettono preconcetti e creano divisioni, quando invece dovrebbero seguire e valorizzare le attitudini del singolo indipendentemente che sia maschio o femmina.

Sono fortemente convinta che se ci fossero più ragazze libere di scegliere una carriera, senza preconcetti e supportate dalla loro base sicura, fisiologicamente il gender gap diminuirebbe!

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