Voglio diventare una... Web Designer

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  • 2021-12-07 - 7 minuti
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Se non hai mai seguito una sua diretta su Twitch, non sai che ti sei pers*! Diana è una ragazza brillante e di grande ispirazione: non si pone mai problemi nel mettere sul piatto la sua esperienza personale e di farne tesoro con e per gli altri.

Inoltre, veste tantissimi cappelli, tra cui quello di community manager: il suo percorso è portare il messaggio dell’importanza dell’accessibilità a tutti… ma sarà lei a parlarne: vediamo come diventare una Web Designer!

Descriviti in 100 parole.

​​Creativa, curiosa e testarda. Sono una sviluppatrice/designer web e community addicted.

Da marzo 2021 ho iniziato a parlare di sviluppo e design su Twitch e questo mi ha permesso di conoscere molti/e professionisti/e del settore e di creare la mia piccola community.

Credo che la condivisione sia la chiave di volta del nostro lavoro e fondare/gestire/seguire una community sia importante nella fase di crescita di un dev.

In cosa consiste il ruolo di Web Designer?

Il/La web designer si occupa della parte estetica di un sito web e dello sviluppo di interfacce utente.

La progettazione del design di un sito web inizia cercando di capire i bisogni del cliente, e immaginando il prodotto finale che già ha in mente, poi si passa ad una prima bozza, conosciuta come wireframe dove si delinea lo scheletro della struttura del sito (in bianco e nero così da essere il più minimale possibile), poi si passa al mockup.

Per procedere alla realizzazione del mockup si parte da uno studio sulla palette dei colori e sui font, poi si prende il wireframe e si vanno a creare tutti gli elementi grafici simulando il risultato finale senza ancora toccare codice.

Una volta approvato il mockup si passa allo sviluppo vero e proprio, utilizzando la tecnologia più opportuna.

Tendenzialmente se si è freelance spesso tutta questa procedura è a carico di una singola figura mentre se si è in azienda, e/o si lavora in team, entrano in gioco anche altre figure professionali come l’UX designer.

Quanto l’accessibilità di un sito è parte integrante di questo lavoro?

Il ruolo dell’accessibilità è spesso considerato marginale o secondario invece deve essere parte integrante della realizzazione di un sito fin dalla sua prima bozza. Questo perché realizzare un sito accessibile è molto più facile di far diventare un sito accessibile.

Ad oggi, l’accessibilità è considerata un requisito necessario solo da aziende estremamente grandi e enti statali/governativi, questo perché sono obbligati per legge (vedi legge Stanca) a rispettare dei requisiti minimi dettati dalle WCAG (abbreviazione di Web Content Accessibility Guidelines).

Invece ogni sito dovrebbe essere accessibile e per rendervene conto vi lascio alcuni numeri:

  • secondo l’Istat sono 3.1 milioni le persone con disabilità in Italia, circa il 5.2% della popolazione italiana;
  • il 98% dei siti presenti su internet non sono accessibili, a fronte di più di un miliardo di persone affette da un tipo lieve o grave di disabilità che sono presenti nel mondo.

Qual è la soft skill più importante che deve possedere una Web Designer?

Non vorrei esagerare ma credo il “senso estetico” unito a tanta curiosità e empatia.

Per “senso estetico” o “buon gusto” intendo proprio quella caratteristica che ti permette di realizzare, o di saper valutare, dei design belli nel vero senso del termine.

Io sono una grande fan del minimalismo nella grafica.

Sono cresciuta a pane e pubblicità della Apple ed ho sempre ammirato come l’uso degli spazi bianchi riesca a comunicare meglio il messaggio piuttosto di uno sfondo pieno di disegni/foto con scritte grandi e coloratissime.

Poi ovviamente la curiosità nel tenersi sempre aggiornat* sulle nuove tendenze o su temi che ancora non abbiamo approfondito, dopo tutto non si smette mai di imparare.

Per ultimo, ma non per importanza, credo che l’empatia e il sapersi immedesimare nell’utente sia l’ingrediente che differenzia chi sa replicare design da chi li sa realizzare da zero.

Questo perché comprendere le necessità dell’utente, anche quando non sono delle specifiche richieste scritte, dovrebbe essere parte integrante di questo lavoro.

Ad esempio, un web designer non dovrebbe porsi la domanda “questo sito lo progetto accessibile oppure non mi importa?”, perché sappiamo bene che un sito accessibile è un sito migliore per tutti, sia per chi ha dei tipi di disabilità sia per chi non ne ha.

La maggior parte di noi utilizza i social per parlare dei propri successi, ma la realtà è che siamo quel che siamo grazie al 90% dei nostri errori. Racconta il tuo più grande fallimento da quando lavori nel settore, che però ti ha reso ciò che sei.

Domanda tosta. Devo ammettere che il mio più grande fallimento è quello di star impiegando a finire la triennale di Informatica ben più di tre anni.

Questo ritardo è dovuto alla mia testardaggine nel proseguire il percorso in un ambiente in cui non mi sentivo a mio agio e apprezzata. In questo percorso ho ottenuto comunque buoni risultati ma sentivo di voler scappare e per questo mi sono “rifugiata” nelle community.

Infatti nel periodo più confuso della mia vita in cui pensavo che l’informatica non facesse più per me mi sono messa a fare la libraia… però più mi allontanavo dal codice e più sentivo che mi mancava.

Ora sono felice di dire che il mio percorso universitario è il triplo più lungo di chi si laurea nei giusti tempi ma è anche ricco il triplo, se non di più, di esperienze sia tecniche che personali.

Come fare per diventare una Web Designer?

Spesso chi è web designer si forma tramite un percorso artistico, frequentando corsi in accademie di belle arti o laboratori ad hoc, per poi passare al codice.

Io però nasco sviluppatrice con il pallino per il design, quindi una parte del mio tempo l’ho sempre dedicata a consultare siti di classifiche di design di siti web e blog sul tema mentre miglioravo dal punto di vista tecnico.

Nel mio tempo libero provo a fare dei re-design di siti che conosco, magari anche solo di sezioni che non trovo belle o ordinate. Aiuta molto avere un portfolio online dove caricare tutto quello che si produce così da rendere pubblico il proprio percorso e il proprio stile personale.

Quali sono i progetti di cui vai più orgogliosa?

Il progetto di creare una mia identità sui social l’ho iniziato, con timore, come sfida personale. Ha alti e bassi, ma devo dire che mi rende molto orgogliosa sapere che i miei contenuti sono utili e di aver creato una rete di persone che mi ha arricchito moltissimo.

Non a caso noi due ci siamo conosciute grazie a questo progetto :)

Sicuramente conosci il tema gender gap in ambito STEM. Come pensi si possa arrivare a buttarselo alle spalle?

In primis ci vorrebbe un impegno attivo da parte delle donne del settore così da dare delle role model che le bambine e le ragazze possono prendere come ispirazione.

Poi si dovrebbe iniziare a ripensare all’educazione fin dalle prime fasi, infatti il problema del gender gap nell’ambito STEM è, secondo me, solo la punta dell’iceberg. Viviamo in una società in cui alle bambine si compra/regala bambole e carrozzine, mentre ai bambini macchinine e dinosauri.

Il discorso è molto ampio e magari si può pensare che la singola persona, che sia uomo o donna o gender fluid, può farci ben poco, perché magari è il governo che se ne dovrebbe occupare oppure dovrebbero farlo le persone più influenti.

Invece io penso che se ognun* di noi iniziasse a “contaminare” e spiegare che una donna, esattamente come un uomo, può diventare quello che vuole, che sia un’ingegnera, una dottoressa, una sviluppatrice oppure una scienziata, il problema del gender gap si estinguerebbe nell’arco di una o due generazioni.

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