Voglio diventare una... Game Designer

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  • 2023-02-07 - 6 minuti
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Mi chiamo Margherita Orlando, ho 26 anni e sono di Crotone. Fin da piccola, guardando mia sorella Mariangela giocare, è nata la mia più grande passione: i videogiochi. Crescendo ho scoperto anche l’amore per l’arte, la musica e la scrittura.

Sono sempre stata molto creativa e durante l’ultimo anno di liceo umanistico, ho deciso di trasformare questa mia creatività e le mie passioni in un lavoro, iniziando così un percorso per diventare Game Designer. Mi sono laureata alla triennale di Ingegneria Informatica e adesso sto per concludere i miei studi alla magistrale di Informatica con un indirizzo in Game Design.

In cosa consiste il ruolo di Game Designer?

Il Game Designer crea un’idea di gioco/videogioco che porta il giocatore o la giocatrice a vivere esperienze emozionanti e travolgenti; ha il compito di scrivere i documenti di game design su cui vengono riportate tutte le informazioni necessarie alle altre figure professionali che concorrono nella realizzazione della sua idea di gioco: programmatori, level designer, sound designer, artisti, animatori ecc.

Per poter coordinare tutti i ruoli coinvolti nell’implementazione di un gioco/videogioco, il Game Designer è bene che abbia diverse conoscenze in ambiti differenti come l’arte, la musica, l’ingegneria, ma anche l’antropologia, per studiare il pubblico e i suoi desideri, la psicologia, per poter entrare nella mente dei suoi giocatori e creare un prodotto che li appaghino, e molte altre conoscenze che assumono più o meno importanza sulla base del gioco che si vuole realizzare.

Qual è la soft skill più importante che deve possedere una Game Designer?

Tra le skill più importanti che un Game Designer deve possedere vi è sicuramente la creatività.

Grazie alla sua creatività, il Game Designer realizza giochi originali e affascinanti, con storie coinvolgenti a tal punto da far immedesimare il giocatore o la giocatrice nel protagonista del gioco. Un’altra skill estremamente importante per un Game Designer, e anche la più complessa, è il saper ascoltare.

Deve saper ascoltare il suo cliente e il pubblico per capire cosa desiderano trovare in un gioco, deve saper ascoltare il proprio team per poter comunicare con tutti i membri in modo da condividere le varie skills e lavorare come se si fosse un’unica persona, deve saper ascoltare il proprio gioco per capire i punti di forza e le sue debolezze, e infine il Game Designer deve saper ascoltare sé stesso per poter far emergere la sua creatività.

La maggior parte di noi utilizza i social per parlare dei propri successi, ma la realtà è che siamo quel che siamo grazie al 90% dei nostri errori. Racconta il tuo più grande fallimento da quando lavori nel settore, che però ti ha reso ciò che sei.

Durante il mio percorso mi sono imbattuta spesso in persone che hanno sminuito la figura del Game Designer. Alcune persone mi hanno detto che per poter fare questo lavoro fosse necessario per forza partire come Game Programmer e da lì poi, dopo anni di esperienza, provare a presentare un progetto ai “piani alti” con la speranza che qualcuno mi notasse. Altri mi hanno detto che la figura del Game Designer è superflua e che il suo ruolo può essere svolto benissimo in contemporanea da un programmatore.

Spinta e alienata da queste voci, mi sono iscritta ad una Game Jam (evento in cui si deve produrre una demo di un gioco in pochi giorni) come Game Programmer, per sforzarmi ad assumere quel ruolo che (forse) mi avrebbe portato un giorno a realizzare il mio sogno: diventare Game Designer. Durante quell’evento, molti dei membri del mio team non si sono presentati, ritrovandomi a essere l’unica Game Programmer, con la compagnia di un talentuoso artista 3D. La pressione era alle stelle, le idee erano molte ma il tempo a disposizione era poco e soprattutto non sentivo mio il ruolo che stavo assumendo. Alla fine della jam, seppur avendo implementato qualcosa, non siamo riusciti a consegnare la demo del gioco che avevamo ideato.

Da quell’esperienza ho capito che è inutile sforzarsi nel voler fare qualcosa che non mi appassiona fino in fondo, voglio diventare una Game Designer, amo scrivere documentazione e raccontare storie per cui mi specializzerò in questo e non darò più retta a quelle voci che cercano di ostacolarmi e abbattermi.

Come fare per diventare una Game Designer?

Per diventare Game Designer è fondamentale mettersi in gioco e buttare giù più idee possibili, partecipando a tante Jam e realizzando tanti progetti da poter inserire nel proprio portfolio.

Solo tramite l’esperienza si può affinare l’arte del game design.

Un altro aspetto importante è giocare e documentarsi su quanti più giochi possibili, di tutti i generi, anche quelli che non sono i nostri preferiti, in modo da studiare gli elementi che li rendono dei capolavori e quelli che potrebbero essere perfezionati, affinando così il nostro pensiero critico che ci porterà a realizzare dei prodotti competitivi.

Parlando di successi, qual è il tuo prossimo obiettivo? Quale ruolo vorresti ricoprire entro i prossimi 3 anni?

Attualmente il mio obiettivo è quello di terminare gli studi e di mettermi quanto prima a lavorare nel campo. Successivamente, dopo aver acquisito dell’esperienza, mi piacerebbe molto aprire la mia azienda di videogiochi per produrre le mie idee.

Vorrei portare questa realtà nel sud Italia, in Calabria, dove spero che possa diffondersi un giorno l’arte della creazione dei videogiochi, ancora non molto conosciuta e valorizzata nella nostra Italia.

Conosci il tema gender gap in ambito STEM? Se sì, come fare per superarlo?

Certo, è un tema che conosco bene e di cui ho avuto prova già dai primi anni di università in ingegneria e poi in seguito alla magistrale di informatica, dove il numero di studentesse è di gran lunga inferiore a quello degli studenti.

Penso che il problema nasca da tutti gli stereotipi presenti da sempre e spesso incentivati dalle pubblicità e da alcuni programmi presenti in televisione, che associano la figura della donna a lavori incentrati sull’estetica della persona o spesso semplicemente alla classica casalinga.

Negli ultimi tempi però, ho notato che la percentuale di donne che si inseriscono nei settori scientifici sta sempre più aumentando e che gli stereotipi pian piano stanno scomparendo. Ciò credo sia in parte dovuto anche ai social, che mostrano molte realtà differenti e testimonianze di donne che sono riuscite a fare carriera in tali settori.

Uno dei modi principali per poter superare questo gender gap, penso sia quello di non lasciarsi demotivare, di credere nelle proprie passioni, nelle proprie competenze e soprattutto nei propri sogni.

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